Camillo d’Errico nasce a Palazzo San Gervasio il 13 febbraio 1821 da Agostino d’Errico e Marianna Vigilante.
Agostino d’Errico appartiene ad una ricca e potente famiglia i cui membri, insediati nei posti chiave dell’Amministrazione e dell’economia, hanno svolto un ruolo importante nella storia del Nord-Est della Basilicata. Essi erano stati parte attiva in ogni movimento liberale sviluppatosi nell’area, avevano aiutato lo sviluppo economico del territorio grazie alle loro aziende agricole e alla buona amministrazione di cui furono capaci.
Le agiate condizioni della famiglia, appartenente al ceto dei Galantuomini, consentirono a Camillo di studiare a Napoli, dove completò gli studi giuridici e formò i suoi studi artistico-letterari frequentando i più vivaci centri culturali della capitale. A Palazzo San Gervasio inoltre, la sua famiglia manteneva rapporti con importanti esponenti della cultura locale e nazionale: pare che Cesare Malpica e Theodor Mommsen fossero spesso ospiti in casa di Agostino, ed è proprio Malpica che offre in un suo manoscritto una immagine del giovane Camillo: “Un caro giovane, tutto cuore, tutto ingegno, tutto sveltezza, e la cui dolce compagnia mi ha fatto più lieta la mia dimora”
Nel 1848 tutta l’Europa è percorsa da un’ondata rivoluzionaria senza precedenti: anche Camillo, allora ventisettenne, partecipa attivamente al movimento insurrezionale liberale.
Accusato di cospirazione e attentato alla sicurezza interna dello Stato, è posto sotto sorveglianza di polizia. Con lui continua quella intensa partecipazione alla vita politica locale e nazionale per cui si era contraddistinta l’intera famiglia fin dagli anni della Repubblica Partenopea.
Con la fine del periodo insurrezionale, iniziano per i d’Errico gli anni più difficili durante i quali spesso i membri della famiglia sono oggetto di sospetti, vessazioni e frequenti processi. Proprio in quel 1849, alla Gran Corte Criminale di Potenza si apre un processo che coinvolge Agostino, Michele, Vincenzo, Giuseppe e anche lo stesso Camillo, prosciolto grazie alla sovrana indulgenza.
La morte del padre, Agostino d'Errico.
Il 23 luglio 1853 muore Agostino d’Errico, padre di Camillo, e quest’ultimo entra in possesso di una ingente eredità: più di 3.000 ettari coltivati, case, masserie e pascoli. A partire da questa data pare che Camillo, amante della cultura e dell’arte, inizi a investire le rendite del cospicuo patrimonio nell’acquisto di quadri e volumi che formeranno, con il passare degli anni e per la costante attenzione del mecenate, una ricchissima Pinacoteca e Biblioteca.
L’anno successivo, per onorare la ricorrenza della morte del padre, Camillo con l’autorizzazione del Giudice Regio dispone due maritaggi, per i quali due ragazze povere del paese avrebbero contratto le nozze il giorno 23 luglio con la dote completa che Camillo disponeva per loro. Di animo generoso egli aveva spesso prestato assistenza ai poveri, provvedendo alla distribuzione di medicine e generi alimentari.
Di provate idee liberali, Camillo aderisce al moto insurrezionale del 1860, sostenendolo con una donazione di 500 ducati.
Palazzo San Gervasio era diventato in quegli anni un polo di aggregazione politica importante per i patrioti lucani iscritti alla Carboneria, alla Giovane Italia, alla setta dell’Unità Italiana, che si riunivano nascostamente nel castello marchesale, considerato il fulcro dell’attività cospiratoria. Il 18 agosto il Comitato Insurrezionale Lucano prende possesso della regione in nome di Vittorio Emanuele II. Si apre, a partire da questa data, una fase nuova per i d’Errico dopo lunghi anni di attivismo politico.
Dopo l’Unita` d’Italia i d’Errico, che da tempo ricoprono importanti cariche pubbliche, raccolgono i frutti del loro coraggioso impegno liberale e si confermano nuova classe dirigente subentrando all’antica nobiltà terriera dei Di Sangro di Fondi.
Nel 1861 Camillo diventa sindaco di Palazzo San Gervasio, carica che ricoprirà all’incirca per 35 anni. Pare che fosse un amministratore attento e scrupoloso come testimonia il suo biografo napoletano Domenico Amato:
“La sua amministrazione e` un modello di legalità e di ordine […] un esempio di rettitudine e correttezza […] gentile con tutti […] insignito dal Re del grado onorifico di Cavalier dell’Ordine della Corona d’Italia […] non risplende di eroismo come i generali sui campi di battaglia, ma rifulge di quelle rare virtù civili che tornano tanto proficue all’umanità”.
Sindaco di Palazzo San Gervasio
Come sindaco Camillo promuove la realizzazione di importanti opere pubbliche: la costruzione del primo impianto di illuminazione elettrica a forza idraulica, la pavimentazione delle strade comunali e il completamento dei lavori dei giardini pubblici. Viene istituito un servizio di vigilanza urbana e rurale, nel 1871 nasce la prima Banda Municipale e nel 1882 la prima Società di mutuo soccorso. Nel 1892 è inaugurata la linea ferroviaria Rocchetta-Gioia del Colle. Il primo ottobre 1893 viene inaugurata la Biblioteca Popolare intitolata a Vincenzo d’Errico, la quale disponeva allo stato nascente di 600 libri, in parte acquistati e in parte avuti in dono da soci generosi, tra cui Camillo d’Errico e Giustino Fortunato, propensi a incoraggiare la “nascente istruzione”. Nel 1897 è istituito un patronato scolastico e si aprono gli uffici postale e telegrafico. Viene rilanciata l’attività delle fiere, pubblicizzate in tutto il circondario, persino fino a Napoli.